Alta Luce Teatro
uno spazio per scoprire, imparare, sognare.

SPETTACOLI

Di morte e altre idiozie

testo e regia di Silvia Beillard
con Elizabeth Annable e Cinzia Brugnola
produzione AltaLuceTeatro

Perché siamo così terrorizzati dal morire? Perché ci ostiniamo a credere che non sia parte integrante del vivere? Perché non si parla di morte se non come un tabù, un argomento scomodo e difficile da trattare a tutte le età…

La scena si apre su una stanza che ricorda un ufficio degli anni ’70, essenziale e geometrica. Una grande scrivania sta al centro del palco e, impettita sulla sedia, vediamo al lavoro “La centralinista”.
Efficace impiegata, di un non meglio specificato “Ufficio protocollo suicidi”, la nostra protagonista trascorre le sue giornate al telefono, catalogando e valutando i potenziali suicidi che telefonano al centralino per ottenere una certificazione, che gli permetta di beneficiare dei sussidi statali.
Impariamo dallo humor nero inglese a sdrammatizzare e ridere, soprattutto di ciò che più ci fa paura. Attraverso il dialogo comico e surreale tra le due donne, scopriremo molto di più sulla Morte in tutte le sue sfaccettature, e lasceremo il palco con delle domande, magari scomode, ma certamente profonde, sul senso del vivere.

Grasse Matinèe

di René De Obaldia
di e con Elizabeth Annable e Maria Carolina Nardino
scenografia e luci Viviana Martin
sound design Vincenzo Romano
produzione Alta Luce Teatro

“La vita e la morte… che partita a nascondino! Cucu-sette!” – Artemisia

Due donne, Artemisia e Babeth, dialogano su se stesse, sul mondo, sull’amore, sul senso della vita e della morte, dialogano in un luogo insolito, un cimitero, perché Artemisia e Babeth sono… morte!
E con un linguaggio ricco e divertente, pieno di ritmo e humor, toccano uno dei temi fondamentali dell’esistenza: cosa c’è dopo la morte.
Leggerezza e profondità, vita e morte coesistono in una dimensione surreale dove solo il teatro può avventurarsi.

Tea for two

regia di Elizabeth Annable
con Elizabeth Annable, Roberta Mandelli e Sebastiano Bottari
aiuto-regia e scenografia Francesca Brancaccio
La rappresentazione degli storici rapporti tra Italia e Germania in versione da camera. E in gonnella.
Berlino, estate.
Una donna elegante aspetta impaziente la sua ospite, fuma, sistema i dettagli. Un giovane uomo in divisa la serve, la accudisce, soddisfa i suoi capricci, la protegge. O meglio, la sorveglia.
La raffinata signora si chiama Eva Braun. Il suo amante, Adolf Hitler. La sua ospite, Clara Petacci.
Nel 1941 il dittatore tedesco riceve nella Chancery della capitale Benito Mussolini per discutere con lui le sorti della Guerra. E questa è Storia.
Nelle stesse decisive ore, nello stesso palazzo, ma molti piani più in basso, nello scantinato, tra scatoloni, polvere e archivi, le donne dei due politici si incontrano per prendere un tè. E questa è la nostra storia.
Resta una domanda: chi sarà questa volta, in questa Storia, la vittima, il capro espiatorio, chi sarà l’Ebreo?

Molly

liberamente tratto da “Molly Sweeney” di Brian Friel
con Elizabeth Annable
scene e aiuto Francesca Brancaccio

Una donna, il suo mondo.
Un mondo fatto di sensazioni, lavoro, amicizie, musica, passeggiate e nuoto, un mondo normale: svantaggiato forse, ma non deprivato, privato certo, ma mai deprivato.
Perché Molly è cieca. O meglio, Molly era cieca; ora invece non vede più.
La storia vera di un’operazione e degli occhi che l’hanno affrontata, il viaggio in un universo di tatto, delicato e fragile ma pieno, un mondo-uovo insomma, da cui ripartire, per tornare nella realtà dei vedenti con un nuovo punto di vista. E non fermarsi, seguire Molly nella sua disperata ricerca di una visione vera, nei suoi esercizi, nei test, nelle lezioni per imparare a guardare, o almeno a vedere, per costringere la mente a seguire gli occhi nell’affrontare la vita con un senso in più, con qualcosa in meno.
Se non altro, per tentare di sopravvivere ai colori.
Tra veli e muri, tra luci e suoni, tra bianchi e colori, Molly racconta la sua storia, e ci parla di lei, di noi, di tutti gli infiniti modi di percepire la realtà, ognuno così diverso, così prezioso, così giusto, così pieno. Ognuno così fragile.

Park your car

di Israel Horowitz
con Elizabeth Annable e Gerardo Marinelli
regia: Elizabeth Annable
assistente e scene: Francesca Brancaccio

“D’altronde mi chiedo se non sia il caso di rinunciare definitivamente a quel maledetto apparecchio acustico. Funziona quando vuole. O sento male o sento troppo. E poi alla mia età… comincio a pensare di aver sentito tutto quello che c’era da sentire” Gloucester, Massachusetts. Una radio tossisce nel buio. Un pesce rosso nuota nel suo acquario. Intorno, una confusione meticolosa di scatoloni pieni di dischi e cassette, un asse da stiro e un’anziana poltrona. La casa di un vecchio. Fuori, forse, piove. Jacob Brackish è stato per tutta la vita il professore di musica e di lingua inglese più temuto della sua città; ha stangato migliaia di studenti bocciandoli all’esame finale con lo zero, il voto che impedisce definitivamente l’ingresso all’università. Ora, pensionato e malato, sa che gli resta meno di un anno di vita, e che non può più permettersi di cavarsela da solo. Kathleen O’Hara, vedova Hogan, è una

Ri-percorrere

Un progetto di e con Elizabeth Annable

La corsa, la montagna, le palestre, lo sport: 4 edizioni di un evento che avvicina il teatro a qualcosa che sembra lontanissimo ma non lo è mai.
Fin dal primo anno di esistenza AltaLuceTeatro ha scelto di dedicare degli eventi al mondo a cui il suo nome si ispira: quello della montagna e dello sport.
Percorrere 2012 – con Franz Rossi (ultramaratoneta), dedicato alla corsa e agli X-Runner.
Ri-percorrere 2013 – con Debora Dell’Infante (campionessa paralimpica), dedicato al rapporto tra sport e disabilità.
Ri-percorrere 2014 – con Marco Zaffaroni (alpinista himalyano), dedicato alla montagna e all’alpinismo.
Ri-percorrere 2015 – con Davide Tumiotto e Alessandro Galbiati (istruttori fitness), dedicato al rapporto tra il mondo del teatro e quello delle palestre.

Pazzo d’amore

di Sam Shepard regia di Elizabeth Annable
con Elizabeth Annable, Alessio Genchi, Gerardo Marinelli e Vincenzo Romano
assistenti Francesca Brancaccio e Silvia Rigon
scene Francesca Brancaccio
Un rapporto che non può esserci, ma che non può non esserci. Dal testo teatrale di Sam Shepard (del 1979), da cui Robert Altman ha tratto il film con Kim Basinger, una storia di amore folle e totalitario, vissuto visceralmente. Nel degrado di un motel di provincia si consuma la passione, fatta di abbandoni e riprese, tra Eddy e May, fratelli ignari di esserlo. Su entrambi incombe la presenza del padre, il solo che sa, onirico testimone di un logoramento e struggimento senza fine. Un testo, considerato emblematico nel teatro contemporaneo americano, dalla forte potenza drammatica che, in un gioco disorientante di specchi, vuol mettere in evidenza l’isolamento e l’incomunicabilità della società contemporanea.

Chef

di Sabrina Mafhouz
con Elizabeth Annable
aiuto regia e scene Francesca Brancaccio
actor coach Vincenzo Romano
traduzione Margaret Rose e Salvatore Cabras
Raffinato, sostanzioso, genuino: Un lavoro che vuole essere umile e vitale come il pane, un personaggio che vuole dirci che la bontà di una pesca è nella sua semplicità, e che la vita va avanti. Una donna senza nome definita solo dal suo ruolo, Chef appunto. Ma Chef non è semplicemente una bravissima cuoca: è figlia, di una madre stanca e rassegnata e di un padre violento e tormentato; è stata fidanzata, di uomini che vengono da un mondo di cui non si può parlare; è stata amica, di una donna abituata a dimenticare; e, soprattutto, è una detenuta. Per una colpa che lei dice di non aver commesso. E adesso, proprio ora che nonostante le sbarre era riuscita a recuperare un certo necessario equilibrio, la vita le si rivolta contro. Un testo forte, che passa attraverso mondi e temi scomodi e fangosi, ma che grazie alla leggerezza di Chef, la stessa con cui lei crea, cucina, scrive o anche solo ricama nella mente le sue ricette, riesce a riportare alla luce la speranza, pulita.

L'ultimo nastro di Krapp

di Samuel Beckett
con Gerardo Marinelli
regia Elizabeth Annable
scene Francesca Brancaccio
actor coach Vincenzo Romano
Un atto unico tra i più emblematici del teatro del novecento, poema lirico della solitudine di stupefacente forza drammatica. L’opera cult di Samuel Beckett tratta, attraverso un registratore, il tema del raccontarsi in maniera inedita per l’epoca, presentando la dimensione del ricordo in una luce inusitata e originalissima. Beckett immagina che Krapp, da giovane, abbia registrato un diario sulle bobine di un magnetofono. L’azione scenica ci mostra Krapp, ormai vecchio, che in occasione del suo compleanno ha l’abitudine di riascoltare le bobine registrate in gioventù e di registrarne una nuova. Questo personaggio rappresentativo dell’era dei mass-media non ha più bisogno di ricercare il tempo perduto. Tutto è stato registrato e catalogato. Il passato è bloccato nella registrazione, oggetto di commento e scherno per il presente.

Il Calapranzi

di Harold Pinter
con Elizabeth Annable e Gerardo Marinelli
regia di Luca Ligato
scene Francesca Brancaccio e Viviana Martin

Ben e Gus sono due killer professionisti, assoldati da una misteriosa organizzazione criminale che comunica con loro in modo oscuro: solo il nome della città e un indirizzo. Chiusi in una stanza, i due killer attendono che la porta si apra, ma questa volta chi sarà ad entrare? Gus è il più tormentato dai rimorsi di coscienza e mostra segni di cedimento. Ben cerca di reagire al comportamento del compagno, diventando sempre più autoritario nei suoi confronti. Ma chi sono in realtà Ben e Gus?

Novecento

di Alessandro Baricco
con Gerardo Marinelli
regia di Elizabeth Annable
scene Francesca Brancaccio e Viviana Martin
Danny Boodman T.D. Lemon Novecento vive attraverso i desideri e le passioni altrui, si realizza con la musica, vive sospeso tra il mare e il suo pianoforte, con il quale è in grado di rivivere ogni viaggio, ogni sensazione gli venga raccontata dai passeggeri del piroscafo. Piuttosto che raggiungere un compromesso con la vita, preferisce incantare i propri sogni, le proprie speranze.

Dialoghi ai tempi del Corona Virus

un progetto di Elizabeth Annable
con Elizabeth Annable, Gerardo Marinelli e Vincenzo Romano
con la collaborazione degli allievi di AltaLuceTeatro
assistente Francesca Brancaccio

Recitazioni a distanza, unite dal montaggio: con leggerezza, un sorriso teatrale fin nelle case degli spettatori. Nella primavera del 2020 AltaLuceTeatro, durante la chiusura costretta dei teatri, ha realizzato 14 appuntamenti che ha scelto di chiamare Dialoghi ai tempi del CoronaVirus: spettacoli realizzati a distanza da attori professionisti e allievi della propria scuola. Ognuno registrava da casa sua, e poi il montaggio faceva il resto. Classici del teatro contemporaneo e non, sketch, piccole perle poco conosciute, sempre con un tono leggero e la voglia di far sorridere e portare nelle case dei propri spettatori un po’ di teatro.

Altaluce Fuori Teatro

un progetto di Elizabeth Annable
con Elizabeth Annable, Gerardo Marinelli e Vincenzo Romano
con la partecipazione degli allievi di AltaLuceTeatro
assistente Francesca Brancaccio

AltaLuce esce dal teatro e porta i suoi pilastri nelle case dei suoi spettatori.
Maggio 2020: i teatri, purtroppo, devono restare ancora chiusi; ma si può cominciare ad uscire, con le dovute attenzioni e precauzioni. Così, ecco che anche AltaLuce esce dalla sua casa per portare un po’ di sé nelle altra, di case.
AltaLuce rinnova la sua proposta di contenuti inediti in formato digitale, con tre appuntamenti, ognuno incentrato su un tema teatrale specifico. La direttrice Elizabeth Annable ci accompagnerà alla scoperta di alcuni degli aspetti esplorati da AltaLuce in questi anni, anche attraverso interventi degli altri insegnanti della scuola, punti di vista dei collaboratori, esperienze degli allievi, spezzoni di spettacoli passati e, immancabili, nuove messe in scena di dialoghi a distanza.
La prima puntata è su Pinter, drammaturgo più volte portato sul palco di AltaLuce. A seguire lo speciale sull’improvvisazione e quello sul teatro contemporaneo ingles

L’ingiustizia

ispirato al racconto “Emma Zunz” di Jorge Luis Borges
con Elizabeth Annable
regia e drammaturgia di Luca Spadaro
scene Francesca Brancaccio
Un piano perfetto che perfettamente si inceppa. “La storia era incredibile, effettivamente, ma convinse tutti, perché era sostanzialmente vera. Vero era il tono della voce, vero era il pudore, vero l’odio. Vero anche l’oltraggio che aveva sofferto. Erano false solo le circostanze, l’ora e uno o due nomi propri.” È il paradosso che da sempre cerchiamo nel teatro: una finzione sostanzialmente vera. Uno specchio oscuro attraverso il quale lo spettatore possa vedersi e riconoscersi, com’è e come ignora di essere. È per questo che abbiamo deciso di tradurre in forma teatrale un racconto di Borges, collezionista di specchi e di labirinti: per cercare nuovamente la strada verso il Teatro. Ad essere raccontata è la storia di una ragazza oppressa da un’insostenibile ingiustizia. Decide di vendicarsi e per farlo immagina un piano perfetto e atroce. Un piano che viene messo in atto alla perfezione e perfettamente si inceppa.

Variazioni Enigmatiche

di Erik Emmanuel Schmitt
con Gerardo Marinelli e Vincenzo Romano
regia e musiche Vincenzo Romano
scene Francesca Brancaccio

Nel lungo tramonto che, in un’isola a nord della Norvegia, conclude i sei mesi di luce per accogliere i sei lunghi mesi di notte, Abel Znorko e Eric Larsen parlano. Il primo è un premio Nobel, misantropo, eccentrico. L’altro è un giornalista venuto per intervistarlo). Mentre parlano, il dialogo si trasforma, e li trasforma, da sconosciuti a confidenti, da nemici ad alleati, fino ad un’imprevista intimità, nella caleidoscopica natura delle emozioni umane.
Puro intreccio psicologico, crollo di certezze, colpi di scena. Il titolo di questo testo del 1995 fa riferimento a “Enigma Variations”, composizione del musicista inglese Elgar, quattordici variazioni su una melodia che pare impossibile da identificare, proprio come i due protagonisti della pièce, sfuggenti, continuamente ripresentati secondo una nuova luce.

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